Diritto al silenzio
CASERMARCHEOLOGICA
Laboratorio degli artisti
Elio Mariucci – Ilaria Margutti – Matteo Lucca
La mostra dal titolo “DIRITTO AL SILENZIO” è in parte il risultato di un percorso che vuole lasciare una testimonianza relazionale tra gli artisti ospitati e il pubblico coinvolto. La mostra è dunque il risultato di ciò che artisti e pubblico, hanno realizzato assieme: un’opera collettiva di arte relazionale.
Il titolo della mostra prende spunto da un capitolo del libro di James Hillman “La politica della bellezza”, nel quale l’autore pone il silenzio come luogo preposto al nutrimento dell’immaginazione e individuazione del proprio essere naturale.
l silenzio presuppone una vita interiore. Quando l’attività è acquietata, quando gli stimoli si sono interrotti o attutiti, e allentate le pressioni che le relazioni comportano, l’immaginazione germoglia naturalmente – in libertà.
Il silenzio, dunque, ha implicazioni politiche.
Prima del diritto alla libertà di parola, alla libertà di stampa, alla libertà di culto, a libere elezioni, viene il diritto di stare in silenzio, perché questo diritto presuppone la persona libera interiormente, che parla, che stampa, che adora e che vota.
[..] Il silenzio presuppone il primato della persona psichica. I diritti inalienabili sono i poteri di quella inalienabile persona la cui mente immaginante non si è alienata.
L’anima fin dall’inizio, è dotata naturalmente di una sua individualità, e il silenzio è una delle condizioni per il suo fiorire”. (James Hillman, Politica della bellezza, a cura di Francesco Donfrancesco , Moretti&Vitali Ed. 1999, pag 113)
Per Hilmann dunque, il silenzio è un atto politico, perché presuppone l’ascolto e l’interiorizzazione del mondo circostante per far fiorire l’identità che custodiamo.
Hillman pone l’arte come centro di un atto politico, come laboratorio sperimentale nel quale, attraverso il silenzio, si impara l’ascolto e lo sguardo, per lo sviluppo e l’espressione di una personalità inalienabile e libera.
Senza un’immaginazione esercitata, nella pubblica arena c’è una stupidità anestetizzata, un tipo di risposta al mondo sensibile di chi ha i sensi indeboliti. Diventiamo insensibili nei confronti gli uni degli altri e nei confronti della nostra stessa sensibilità. Abbiamo perso la sensibilità di farci persuadere per via estetica.
Gli artisti, attraverso le proprie tecniche e le diverse poetiche, guideranno i partecipati lungo il percorso di realizzazione di piccole opere manuali, permettendoci non solo di immergerci nei loro mondi, ma appunto, di concentrarci su quel silenzio compiuto come un atto politico, di presenza a se stessi, di fioritura individuale, come intende Hillman.
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