Dynamo Camp
A volte non ci sono parole per descrivere ciò che si sente: spesso possono risultare riduttive, come se non ci fosse un vocabolario che possa soddisfare il loro intento…altre volte invece non si ha semplicemente la capacità di pronunciarle.
Così, si tace e si segue la via del corpo, ma per quanto esso possa cercare di tradurre in gesti il movimento emotivo che ha dentro, facendo venire la pelle d’oca, il groppo in gola e gli occhi lucidi oppure esplodendo in un sorriso carico di stupore… spesso anche il corpo, non riuscendo nel suo intento di comunicare ciò che prova, si ferma. Non resta che vivere l’esperienza, lasciarsi trasportare da quel flusso emotivo che ci attraversa e non fare altro che accogliere ed essere.
Così, al termine della settimana passata al Dynamo-camp, durante i ringraziamenti, quando mi trovai di fronte a tutti, il corpo e le parole inciamparono e mi trovai impacciato; ma sul coro “sei uno di noi” capii che quell’onda emotiva che ci aveva attraversato era più grande di ogni altra cosa e non rimase che viverla.
Sono arrivato al Dynamo-camp senza aspettative, conoscendo solo lo stretto indispensabile; in qualche modo anche il progetto artistico che proponevo era come un interrogativo perché l’arte è nel fare e nell’incontro, prima è solo un’idea che aspetta conferma.
Mosso da questa incognita, mi sono calato quanto possibile nell’esperienza e nel seguire il flusso degli eventi: così mi sono trovato a mia insaputa nelle foto insieme travestito da clown, ad imparare i balli di gruppo e fare trenino dopo i pasti, essere ospite a tavola delle varie casette… ed intanto non smettevo mai di stupirmi di quel senso di abbraccio così intenso.
Mi sentii subito accolto in un clima nel quale il giudizio, il senso di confronto, il riconoscere l’altro come diverso, la malattia come problema o disagio, la disparità, le barriere emotive ed architettoniche non trovavano posto. Anzi, la continua meraviglia che provavo era mossa dal quel senso di parità e dall’impressione che ogni cosa era possibile grazie alla volontà di tutti di renderla tale.
Non era una questione di misura, l’abbondanza sta anche nei piccoli gesti pieni d’amore. Tutto questo era evidente e palpabile e cresceva col passare della settimana.
Ritorno all’ultima sera quando fui impacciato di fronte a tutti, ora mi sento di dire quelle parole che non furono capaci di uscire: ogni cosa la dobbiamo a ciascuno di noi perché si era tutti parte di quell’unico cerchio di mani strette che la mattina facevamo insieme. Queste cose accadono perché si è parte di un unico coro e nonostante le nostre solitudini che ci rendono unici e preziosi, non siamo mai soli. Durante la settimana passata insieme le nostre mani sono state la via dell’arte e dell’incontro, le nostre mani sono diventate nutrimento in ogni gesto e in ogni piega che ci distingue.
Ognuno, nessuno escluso ha trasformato le proprie mani in un atto d’amore…perciò grazie per questo regalo.
vai al sito www.dynamoartfactory.org
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